Diritto alla vita, alla salute e alla non discriminazione, alla vita privata e familiare, a non subire trattamenti inumani e degradanti. Cinque diritti fondamentali che devono essere garantiti e salvaguardati a tutti gli esseri umani e che, purtroppo, durante la pandemia da Covid-19 sono stati troppo spesso calpestati, in modo particolare all’interno delle strutture residenziali quali le RSA.
Nei primi mesi del 2020 l’Italia ha registrato il più elevato numero di casi di contagio in Europa. Ad essere maggiormente colpiti sono stati soprattutto gli anziani a causa sia della loro condizione di fragilità sia dell’assenza di un piano pandemico che consentisse di rispondere efficacemente all’emergenza in corso e che ha portato all’insorgere di focolai sopratutto nelle strutture residenziali. Il tutto aggravato da una carenza di dispositivi di protezione individuale, rendendo la situazione nelle RSA drammatica e ingestibile. Molti degli ospiti non solo hanno perso la vita, ma lo hanno fatto in totale solitudine.
Una realtà agghiacciante denunciata da associazioni e famigliari e che viene descritta in due report redatti da Amnesty International. Il primo (Abbandonati) incentrato sulla violazione dei diritti umani delle persone anziane ospiti nelle RSA, il secondo (Messi a tacere e inascoltati in piena pandemia) dove viene fatta un’attenta analisi delle ritorsioni e dei provvedimenti disciplinari, incluso il licenziamento, subiti dal personale sanitario e sociosanitario delle “case di riposo” solo per aver denunciato presunte irregolarità sul posto di lavoro o per aver espresso preoccupazioni per la propria sicurezza e per quella degli ospiti. Per questo, insieme alla collega al Senato Barbara Guidolin, abbiamo ritenuto necessario e doveroso depositare una MOZIONE affinché il Governo si impegni a vigilare sulle RSA.
Soprattutto, è necessario che l’accreditamento di tali strutture venga periodicamente rinnovato attraverso specifici controlli volti a verificare il mantenimento dei requisiti minimi necessari, riorganizzare tali strutture residenziali in modo tale da poter predisporre in modo permanente – e non solo in condizioni di emergenza – ambienti dedicati alle visite delle persone care in totale sicurezza poiché le relazioni di cura, per essere efficaci, non possono escludere le famiglie e che vengano estese le tutele anche agli operatori sanitari e sociosanitari che lavorano all’interno di queste strutture, sempre più esposti alla sindrome del burnout ed alle patologie che ne possono derivare. Problematiche già sollevate con la proposta di legge depositata sul riordino delle professioni sanitarie e che è necessario affrontare.
Un atto che si aggiunge a tante altre azioni legislative che abbiamo portato avanti affinché venissero e vengano tutelati i diritti umani e il diritto a ricevere le visite dai propri cari e che auspico di poter presto discutere e approvare in aula.